Celebriamo oggi il 79. anniversario della Repubblica Italiana, nata per volontà popolare dalle ceneri del Regime Fascista e della Monarchia Sabauda, che trascinarono l’Italia nell’orrore della guerra e nel buio della dittatura. Tre date sono la base dell’Italia democratica: il 25 Aprile 1945 giorno della Liberazione, il 2 Giugno 1946 con la vittoria della Repubblica al Referendum e il 27 Dicembre 1947, con la promulgazione della Costituzione Italiana. Se una di queste venisse dimenticata, le altre perderebbero di significato.
Sono le tre date fondanti della nostra libertà di oggi, libertà che dobbiamo difendere partecipando alla vita sociale, alle decisioni che riguardano noi, la nostra vita, il futuro dell’Italia e quello dell’Europa che abbiamo contribuito a fondare.
Assistiamo da tempo al tentativo di logorare e indebolire l’impianto della nostra democrazia: cariche istituzionali hanno invitato quest’anno a celebrare il 25 aprile “con sobrietà”. Il Presidente del Senato, seconda carica dello Stato, ha invitato le persone a stare a casa e a non andare a votare per i referendum che si terranno l’8 e 9 Giugno.
La guerra di liberazione non fu un evento sobrio, ma un dramma costato migliaia di vite. Il referendum è il modo più diretto per il popolo di esprimere il proprio pensiero su un tema di interesse nazionale. Immaginiamo cosa sarebbe l’Italia di oggi se la guerra di liberazione fosse stata “sobria” e il referendum del 2 Giugno 1946 non si fosse tenuto.
Molti politici sono infastiditi dal fatto che i cittadini si esprimano, preferirebbero agire con meno controlli, magari modificando qualche legge, cercando di punire qualche giornalista o inondando i social con notizie false o costruite. Votando ricordiamo ogni volta ai politici che sono i nostri rappresentanti e che la Repubblica è composta dai cittadini. Non deleghiamo il nostro pensiero, sarebbe un processo probabilmente irreversibile. Guardiamo come esempio positivo alla massiccia partecipazione dei giovani tedeschi alle ultime elezioni parlamentari in Germania.
Abbiamo anche assistito al tentativo di annacquare il Manifesto di Ventotene, un documento fondante dell’Europa Unita, scritto sotto il fascismo da tre intellettuali, Spinelli, Rossi e Colorni, di orientamento diverso, ma tutti poco sobriamente deportati in una minuscola isola del Mar Tirreno.
Noi, emigrati di vecchia data, abbiamo conosciuto l’Europa divisa, le frontiere, i cambi di moneta, i permessi di lavoro e di soggiorno. Tutto questo non c’è più, ma qualcuno sventola la bandiera nazionale, mescolando patriottismo con nazionalismo, cercando di convincerci che era meglio prima. Noi crediamo invece che l’Europa sia una forte garanzia di libertà e siamo orgogliosamente patrioti, celebrando oggi il nostro contributo di libertà ricordando la nascita della nostra Repubblica.